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Ricerca e innovazione

L’agricoltura metropolitana come strumento di innovazione territoriale

9 Febbraio 2017

Il fenomeno dell’agricoltura metropolitana, vale a dire quella praticata nelle aree urbane  e periurbane, ha suscitato, soprattutto nell’ultimo decennio, un crescente interesse non solo a livello istituzionale, ma anche da parte di agricoltori e cittadini. Nuovi stili di vita e di consumo, sempre più attenti ai legami con il territorio, hanno infatti progressivamente restituito importanza all’agricoltura praticata in città. Parliamo tuttavia di un’agricoltura molto diversa da quella “marginale” del dopoguerra o da quella degli orti per l’autosostentamento degli anni ’70-80. Un fenomeno estremamente complesso che coinvolge attori, luoghi ed economie agricole  eterogenee, in un processo evolutivo volto a rispondere alle nuove esigenze ambientali, economiche e sociali del mercato cittadino.

La ricerca “Urban agriculture innovating Torino metropolitan area. Tools for governance and planning of a complex system”, i cui risultati sono stati recentemente resi disponibili in open access nel volume “Agricoltura metropolitana. politiche, pratiche e opportunità per l’innovazione territoriale nel torinese, nasce appunto dalla convinzione che l’agricoltura metropolitana possa essere considerata come un’opportunità per correggere, almeno in parte, l’insostenibile modello di sviluppo urbano adottato nel corso degli ultimi decenni, soprattutto nelle città del Global North.  Il progetto di ricerca è stato condotto da Enrico Gottero grazie ad una borsa di ricerca  finanziata da Fondazione CRT, Fondazione ISI e IRES Piemonte, con la supervisione scientifica del dottor Stefano Aimone (IRES) e della professoressa Claudia Cassatella (Politecnico di Torino – DIST).

Sebbene non possa essere considerata come rimedio per tutti i problemi della città, lo studio evidenzia come l’agricoltura praticata nella aree urbane e periurbane sia tuttavia in grado di adempiere ad una molteplicità di compiti sociali, economici, culturali e ambientali che spesso le città hanno cercato di eludere.  Si pensi, ad esempio, ai benefici ambientali (miglioramento del microclima e dei cicli biologici, ecc.), al crescente fenomeno del turismo enogastronomico e culturale (agriturismi, agri-campeggi, ecc.), all’importanza in termini di difesa del territorio e protezione del suolo, così come di qualità e tipicità dei prodotti alimentari. Si tratta inoltre di un’opportunità per rafforzare l’aggregazione sociale (etnica e generazionale)  e l’inclusione sociale, ma anche un’occasione per migliorare la qualità della vita  dei cittadini (benessere, fisico e mentale). I benefici dell’agricoltura possono dunque coinvolgere differenti dimensioni della città.

Eppure, in molti casi, l’agricoltura metropolitana, soprattutto in Italia, è considerata come un fenomeno marginale e trascurabile. Si tratta invece di una forma ibrida che talvolta risulta collocata a margine  tra gli interessi propriamente urbani, vale a dire quelli prevalentemente insediativi, e quelli rurali, ovvero di carattere agricolo-produttivo, sebbene né le politiche urbane né quelle rurali se ne facciano davvero carico. È anche per tali ragioni che in certe circostanze non conosciamo né le caratteristiche, né il valore di tali pratiche agricole, operando su un sistema produttivo e sociale essenzialmente sconosciuto. Manca dunque un quadro conoscitivo esaustivo che consenta di comprendere fenomeni, cambiamenti, politiche e pratiche (familiari e professionali). Occorre inoltre rinnovare la “scatola degli attrezzi” di governance e pianificazione territoriale per verificare limiti e potenzialità, nonchè strumenti per usufruire al meglio dei benefici dell’agricoltura urbana.

Operare in primo luogo su tali difetti, adottando un nuovo approccio, non più incentrato sullo sviluppo urbano, ma focalizzato sulla pianificazione dello spazio agricolo, su nuovi tipi di politiche pubbliche e su forme di governance innovative finalizzate a rafforzare l’agricoltura negli ambiti metropolitani, sembra ormai una questione impellente anche a Torino.  A partire dagli anni ’90 infatti l’area metropolitana ha dovuto fare i conti con la crisi del settore industriale, avviando un progressivo processo di riqualificazione incentrato su nuove economie tra cui l’innovazione, la cultura, il turismo e il  cibo.

Per contribuire a fornire una risposta a queste questioni, la ricerca ha proposto un modello fondato sul principio dell'agricoltura intesa come “catalizzatore”, almeno in parte, della riqualificazione e trasformazione dell’area metropolitana torinese, utilizzando un approccio basato su differenti tecniche, metodi e strumenti di analisi e valutazione. Si tratta dunque di uno studio che cerca di coniugare il contributo conoscitivo e interpretativo, nell’intento di individuare soluzioni concrete e specifiche favorevoli allo sviluppo dell’agricoltura metropolitana, anche con lo scopo di fornire ai decisori politici strumenti per orientare scelte e decisioni.