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Studenti@PoliTO

La Scuola Master di fronte alla sfida del remote learning

9 Aprile 2020

Come il resto dell’Ateneo, anche la Scuola di Master e Formazione Permanente del Politecnico si è misurata a fine febbraio con la necessità di migrare nell’arco di una settimana le attività didattiche dalla modalità in presenza a quella online: una sfida complessa e per alcuni versi diversa da quella vissuta dall’Ateneo per ripristinare la didattica istituzionale. “Rispetto ai corsi di laurea triennale e magistrale, la didattica dei Master è basata su una classe tipicamente ristretta e che fonda le sue dinamiche di apprendimento sulla forte interazione con i docenti, sul carattere esperienziale delle attività in laboratori, project work e visite in azienda o sul campo. In più, in ciascun Master la formula con cui questi ingredienti vengono combinati è soggetta ad una specifica alchimia che è in generale difficile riprodurre, tanto più in condizioni diverse come quelle legate ad una erogazione in remoto” ha spiegato Paolo Neirotti, direttore della Scuola.

Le aree disciplinari dei Master coprono le diverse aree della cultura politecnica: l’architettura, l’ingegneria, il design e il management.  Lo sforzo affrontato dalla Scuola è stato quindi quello di preservare le peculiarità di ciascun Master in corso al momento dell’inizio della pandemia. Il risultato è stato che dal 4 marzo 2020 per 163 studenti le attività di nove Master sono proseguite sugli strumenti di virtual classroom messi a disposizione dall’Ateneo.  Garantire questa continuità ha richiesto anche un intenso coordinamento con istituzioni quali enti finanziatori, pubblici – come la Regione Piemonte per i Master in Alto Apprendistato -  e privati  per i fondi inteprofessionali, oltre che con le aziende, che spesso in questi percorsi contribuiscono a garantire qualità all’insegnamento contribuendo al bilanciamento tra teoria e pratica professionale.

Ma oltre alle inevitabili difficoltà innescate da questo cambio di paradigma  ci sono stati anche diversi aspetti positivi. Ad esempio, Danilo Pesce, docente del Master in World Heritage, organizzato insieme a ILO e Università degli Studi di Torino, ha organizzato una visita virtuale al Museo Egizio guidata da un curatore che ha illustrato i percorsi di trasformazione digitale avviati dal museo. Questi casi dimostrano come il misurarsi con partner dell’ecosistema con una elevata digitalizzazione possa fare la differenza nella qualità della didattica che può essere erogata da remoto.

Giulio Colazzo, studente del Master in Climate Change: adaptation and mitigation solutions racconta come è stato vivere questo momento di transizione: “La possibilità di registrare la lezione rende più solido l’apprendimento se uno vuole riascoltare il tutto durante lo studio individuale. Inoltre, la possibilità di fare delle domande dietro lo schermo in alcuni ragazzi può sollevare il velo di timidezza che altrimenti avrebbero durante una lezione dal vivo. Tuttavia - aggiunge Giulio -  anche se online i rapporti rimangono sullo stesso livello, parlare con gli amici a fine lezione, discutere con loro di ciò che si è appena appreso, includere anche i docenti in discussioni meno formali per addentrarci ancora di più negli argomenti del corso e scherzare per poter spezzare leggermente la monotonia, ha un altro sapore se si può fare l’uno accanto all’altro”.  Elisabetta Pennazio, iscritta allo stesso Master, aggiunge che la modalità online obbliga gli studenti a utili sforzi di articolazione del pensiero: “La virtual classroom ci spinge ad essere più diretti nella comunicazione e a formulare domande più specifiche possibile per essere compresi anche quando non possiamo utilizzare il linguaggio del corpo. La cosa che mi ha stupita di più di questo passaggio alla didattica online è che quello che prima ci sembrava qualcosa di impossibile, ovvero migliaia di studenti che seguono lezioni da casa propria, oggi sta avvenendo senza troppi problemi. Il sistema si è adattato al massimo delle sue possibilità a quelle che erano le circostanze di forza maggiore. Inoltre, l’online si è rivelato uno strumento perché ci aiuta a risparmiare risorse ed essere più efficienti.”

 

Gli studenti del Master in Tunnelling and Tunnel Boring Machines hanno partecipato fin dall’inizio della sospensione ai test effettuati sulla piattaforma virtuale. Giovanni Turinetti, che sta seguendo il percorso, ne mette in risalto la novità: “L’approccio alla didattica online è stato positivo, facilitato probabilmente dall’aver avuto precedenti esperienze simili, quali corsi di formazione ed aggiornamento professionale, nella maggior parte dei casi però costituito da lezioni video registrate, senza un approccio interattivo e con presenza del docente, che invece costituisce un aspetto importante e rilevante della didattica on line fornita dal Politecnico per il master che sto svolgendo.”

 

La classe dell’Executive Master in Project Management for Business Performance and Innovation è composta anche da giovani lavoratori come Gianluca Vespero che seppur con un velo di nostalgia per la didattica in presenza indica come sfruttare al meglio questa opportunità: “Sicuramente la mancanza di un contatto diretto con le persone si fa sentire, fortunatamente, soprattutto se si pensa che noi siamo una classe di poche persone che lavorano a stretto contatto però, probabilmente, l’essere tutti in questa situazione aiuta ad essere tutti più coesi. Ho trovato molta disponibilità da parte dei professori e un grandissimo impegno nel trovare soluzioni alternative e nel adattare le lezioni a questo nuovo tipo di didattica anche se, chiaramente, è un peccato non poter conoscere alcuni docenti di persona in quanto questo avrebbe sicuramente aiutato a creare un’empatia che via PC sicuramente risulta più difficile raggiungere.”  Anche Cristiana Contardi, lavoratrice e studentessa, ritiene che: “Lo svolgimento delle lezioni da remoto ovviamente impatterà sul miglioramento di alcune soft skills: maggiore senso di adattabilità e flessibilità, adozione di prassi e regole di comunicazione differenti da quelle adottate usualmente nelle interazioni in cui gli attori sono seduti fisicamente in un medesimo luogo”.

È quindi evidente come gli studenti continuino a preferire i momenti di interazione in presenza, e sempre secondo Cristiana: “La differenza sostanziale del rapporto con i docenti e gli altri studenti del master è legato al fatto che le interazioni durante i tre giorni di corso sono più limitate. Le lezioni da remoto, pur prevedendo momenti di confronto e lavori di gruppo, richiedono delle dinamiche differenti dalle lezioni svolte in aula”. Inoltre, come sottolinea Sofia Bosio, studentessa del Master in Eco-packaging design, percorso iniziato fin da subito con le lezioni in remoto: “Il rapporto con i colleghi e con i professori è qualcosa di importante. Rimane una sensazione condivisa: quella di aver associato delle persone solo a delle voci e sarà davvero molto strano incontrarci. Inoltre, Il livello dell'attenzione è diverso: la presenza in aula crea una sorta di spazio in cui immergersi totalmente”.  Su questo punto gli studenti sono concordi nel sottolineare che alternare lavoro, studio, e vita privata e famigliare stando a casa sia molto difficile e richieda grande autodisciplina e flessibilità: “Occorre isolarsi e quando ci si distrae occorre pensare a quanto è importante l’investimento che stiamo facendo per noi. Si ritornerà attenti in un attimo” conclude Sofia.

Le sfide sono dunque molteplici sia per i docenti che per gli studenti e riguardano non solo la riprogettazione della pedagogia e dei meccanismi di partecipazione alla lezione, ma anche numerosi aspetti relazionali e di soft-skills. Per questo motivo,la Scuola Master ha deciso di iniziare a condividere esperienze e linee guida per gli studenti e per i docenti su come migliorare la qualità della didattica on-line anche da un punto di vista di interazione personale.