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In Ateneo

Un nuovo paradigma formativo: “creatività e interdisciplinarità per i tecnici di domani”

24 Febbraio 2021

Flessibilità e multidisciplinarità; e ancora, creatività e scienze umane. Sono queste le parole chiave per la formazione di ingegneri, architetti, designer e pianificatori del futuro proposte dal Rettore Guido Saracco nel corso della sua relazione di apertura della cerimonia di Inaugurazione dell’Anno Accademico 2020/2021 del Politecnico di Torino che si è svolta in streaming questa mattina.

Tema chiave, la formazione, che anche a seguito delle profonde trasformazioni indotte dalla pandemia, va ripensata profondamente, per formare professionisti capaci di contribuire alla ripartenza. Concetto cardine, la creatività:“Si può definire la creatività come processo che porta a idee originali che hanno valore, che si fonda sul cosiddetto “pensiero divergente” che porta a vedere molte possibili risposte a un problema complesso. Bisogna abbinare alla formazione illuminista, lineare, la capacità di esercitare anche un pensiero “laterale”, come dicono gli anglosassoni “out of the box”.

La complessità dei tempi moderni richiede la convergenza di più competenze e la capacità di lavorare in team, a cui le imprese si sono dovute per forza adeguare, ma che l’università deve anticipare: “Per essere buoni ingegneri, oltre che individui ben formati e cittadini consapevoli, è importante saper dialogare - apprezzandone appieno le specificità e l'importanza - con altri saperi oltre a quelli tipicamente ingegneristici, e in particolare con quelli umanistici e sociali, come le grandi scuole di ingegneria di oltre Oceano fanno da più di un secolo. Immagino un’integrazione che vada ad arricchire le solide fondamenta del nostro assetto formativo, senza snaturarle, ma rendendole più adeguate al mondo di oggi”.

Quello che Saracco immagina è lo sviluppo negli anni dell’apprendimento universitario delle cosiddette thinking skills, una sorta di combinazione tra lo spirito riflessivo dei filosofi e quello progettuale dei futuri laureati in discipline tecniche.

Per questo motivo, il Politecnico ha promosso la costituzione di un gruppo di lavoro denominato SUSST, Scienze Umane e Sociali per la Scienza e la Tecnologia, col mandato di studiare lo stato dell'arte a livello internazionale. Dopo due anni di lavori e approfondimenti, e dopo aver stabilito una fitta rette di relazioni con scuole prestigiose, tra cui l'EPFL e l'Ecole Centrale di Parigi, grazie alle raccomandazioni del gruppo di lavoro SUSST il Politecnico ha messo in campo due iniziative all'avanguardia: dal lato della ricerca, ha iniziato a costituire il primo nucleo di un centro di studi umanistici, un gruppo di esperti di scienze umane e sociali che lavori in forte sinergia con gli studiosi già presenti in Ateneo su temi come l'etica delle tecnologie, la sociologia della tecnica e la filosofia dell'ingegneria; dal lato della didattica, invece, il Politecnico offrirà per il prossimo anno accademico a tutti gli studenti di ingegneria - in tutto circa 3.600 - un corso innovativo denominato "Grandi sfide globali", che affronterà grandi sfide del nostro tempo, ovvero energia, salute, digitale, mobilità e cambiamento climatico, a cui gli ingegneri (insieme agli architetti e alle altre discipline politecniche) dovranno dare nei prossimi anni un contributo essenziale per il benessere dell'umanità. “Per la prima volta in Italia, il corso sarà insegnato da coppie di docenti, un ingegnere e uno scienziato umano e sociale. In questo modo i nostri futuri ingegneri saranno esposti a due punti di vista, complementari e mutuamente arricchenti, quello tecnico e quello umanistico-sociale, due punti di vista che poi guideranno anche il lavoro di gruppo con cui concluderanno i lavori del corso”.

Per gli studenti delle Lauree Triennali le “Grandi Sfide” porteranno quindi l’elemento di interdisciplinarietà, insieme al percorso “Intraprendenti”, in cui studenti selezionati per merito sono inseriti all'interno di team multidisciplinari con l’obiettivo di sviluppare attività interdisciplinari e interattive; per gli studenti delle Lauree Magistrali saranno invece potenziate le “Challenge”. L’Ateneo sta infatti incrementando l’offerta della didattica innovativa, consolidandola ed ampliandola anche con sfide proposte da imprese su loro obiettivi di innovazione o proposte dagli studenti stessi: “Queste iniziative didattiche mettono al centro della formazione la capacità di crescita di autonomia e di sviluppo di pensiero laterale degli studenti che applicano e ampliano le conoscenze acquisite. La collaborazione tra competenze multidisciplinari, il learning by doing, lo sviluppo di capacità imprenditoriali sono i pilastri di questi nuovi modelli formativi mirati a preparare gli studenti in modo allineato alle richieste emergenti da parte delle imprese o alla creazione di impresa”, continua il Rettore.

Ultimo aspetto evidenziato dal Rettore, la necessità di introdurre flessibilità e interdisciplinarità nell’intero sistema formativo, con la possibilità di varare pacchetti validi anche per la formazione continua (upskilling e reskilling) nella forma di diploma supplements certificati che possono essere già parzialmente frequentati durante i percorsi formativi, ovvero la grande opportunità di progettare percorsi accelerati di doppia laurea magistrale in settori affini sono solo alcune delle possibilità che si aprono; modifiche normative che potrebbero rivelarsi fondamentali per progettare percorsi formativi a supporto del progetto di rilancio del Paese su fondi del Next Generation EU.

Su queste e su altre tematiche relative alla formazione il Rettore ricorda di essersi confrontato più volte con il già Ministro dell’Università e della Ricerca Gaetano Manfredi, che proprio su questi argomenti è tornato nel suo saluto in diretta streaming: “Il nuovo welfare sarà il diritto alla formazione, per poter rimanere attivi in un mondo del lavoro che richiederà sempre più un aggiornamento continuo. Le università, quindi, sono chiamate a dare una risposta di formazione per il primo accesso al mondo del lavoro, ma sempre più dovranno contribuire anche alla formazione continua. Formazione che deve coabitare con la ricerca e il trasferimento tecnologico in quelli che abbiamo indicato come ecosistemi per l’innovazione, inseriti nel progetto di Recovery Plan: saranno i luoghi, fisici e virtuali, in cui tutto questo avviene, dove formazione e ricerca di base e applicata si contaminano per metter insieme capacità di interpretare il cambiamento, visione del futuro e traino per la produzione industriale.

L’Università italiana è infatti un grande motore economico, ma non dimentichiamo che deve diventare sempre più motore del cambiamento sociale. In un momento di transizione, in cui i divari sembrano aumentare, il ruolo sociale dell’Università è determinante per creare opportunità in un mondo che è sempre più complesso. Per farlo bisogna avere cura degli studenti, accompagnare la transizione tra scuola superiore e mondo accademico, puntare sul diritto allo studio e andare sempre più verso un’Università aperta, dove non ci sono solo studenti e docenti, ma c’è la società. In questo modo si potranno anche contrastare le spinte antiscientifiche, impegnandosi a dialogare con la società, perché la conoscenza è e deve diventare ancora di più un valore democratico, di partecipazione”.

La cerimonia si è conclusa con un intervento internazionale di alto livello sul tema della didattica e della formazione: la professoressa emerita dell’Università di Winchester Alison James ha incentrato la sua prolusione sulla necessità di introdurre nuovi paradigmi nella formazione universitaria, introducendo anche la dimensione ludica come uno degli strumenti a cui fare ricorso per portare gli studenti ad apprendere con complicità e partecipazione: “Il gioco può essere impiegato in modo molto efficace nei percorsi di apprendimento, per sviluppare gli aspetti creativi, potenziare l’organizzazione e la capacità di cooperare, cogliere concetti complessi. Vorrei ricordare a tutti gli insegnanti che l’apprendimento è risultato di una relazione che si instaura tra chi insegna e chi apprende, ma anche di uno spazio condiviso, è curiosità, passione, fiducia; la pandemia ci ha isolati, separati fisicamente, quindi è ancora più importante costruire queste relazioni con tutti gli strumenti che abbiamo a disposizione, giochi compresi”.

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