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In Ateneo

Uzbekistan, Pakistan e Iran: il Politecnico lungo la nuova Via della Seta

1 Giugno 2017

Continuano gli appuntamenti previsti in occasione della mostra Dall’antica alla nuova Via della Seta, organizzati al MAO - Museo di Arte Orientale di Torino in collaborazione con il Politecnico di Torino, ToChina e Il Mulino.

Il 30 maggio scorso è stata la volta dell’incontro “Uzbekistan, Pakistan e Iran”, terzo del ciclo di appuntamenti organizzati dal Politecnico  Racconti politecnici dalla Via della Seta. Il Vice Rettore per l’internazionalizzazione Bernardino Chiaia e il professor Carlo Naldi hanno tracciato lo scenario dei rapporti e delle collaborazioni dell’Ateneo nei Paesi che si collocano lungo la nuova Via della Seta.

Il Politecnico di Torino è da molti anni presente, con svariate modalità, in Asia Centrale. L’interesse verso Paesi quali il Pakistan, l’Uzbekhstan e l’Iran muove da motivazioni culturali, in alcuni casi declinate in rapporti accademici di lunga tradizione, ma anche dalla crescente strategica importanza di quest’area geografica, sempre più cruciale negli equilibri politici ed economici internazionali (si pensi all’evoluzione dalla Silk Road alla One Belt One Road).

I rapporti scientifici del Politecnico con le principali università del centro Asia stanno evolvendo sempre più verso partnership consolidate (anche con aziende locali) ove la ricerca applicata e il trasferimento tecnologico si associano alla tradizionale formazione e alla mobilità accademica. Il Politecnico continua ad attrarre a Torino un numero considerevole di brillanti studenti da questi Paesi, su tutti i livelli delle lauree e del dottorato, in tal mondo creando una rete di “alumni”, appetibili da aziende italiane e straniere multinazionali, futuri ambasciatori della tecnologia e della cultura italiana in Asia.

Allo stesso tempo, la creazione di sedi estere del Politecnico è già realtà in Uzbekhstan e promette un’espansione nei prossimi anni. Tale processo segue percorsi complessi di inserimento e sviluppo nei Paesi considerati, rivelando le peculiarità della internazionalizzazione dell’industria della conoscenza, la quale, forse per definizione, esige sempre la profonda cognizione e accettazione delle culture ospitanti, associata all’orgoglio propositivo della cultura italiana e delle competenze politecniche.